Una madre, un figlio. Una straordinaria storia d'amore e coraggio.
Emily ha vent’anni e non si aspettava di diventare madre così presto. Con Will, conosciuto per caso in un pub, ha un rapporto tiepido, troppo timidi entrambi, forse, troppo poco innamorati. Ma la notizia della gravidanza, per quanto giovanissimi, li unisce in un progetto grande e nuovo, e decidono di provare a essere una famiglia.
Quando il loro bambino, Matt, ha quattro mesi, però, qualcosa cambia inesorabilmente. Un ritardo cognitivo, dicono, un disturbo della crescita, un problema cerebrale. Sono parole che lentamente iniziano a farsi spazio nella vita della giovane coppia.
Due bambini disperati accanto a un bambino di pochi mesi. È qui che la loro storia si intreccia a quella di Nadia, pediatra di successo, donna bella, carismatica, decisa, il senso di onnipotenza di chi ha sempre avuto tutte le risposte, come in questo caso, di fronte a Matt.
Comincia una battaglia prima tra le mura della camera d’ospedale poi sui social network, sulle pagine dei giornali e, infine, in tribunale.
È lo scontro tra l’occhio della scienza e quello dell’amore, tra due donne che sembrano così distanti, avvicinate solo dalla tenacia irriducibile di uno scricciolo di pochi chili che cambierà per sempre le loro esistenze.
Questo romanzo, liberamente ispirato alla storia vera di Alfie Evans, è un inno alla vita, un racconto profondo e indimenticabile sulla paura e sul coraggio che hanno forme inaspettate. Un romanzo struggente e delicatissimo che cambia il nostro modo di vedere le cose.
I fatti narrati in questo libro si ispirano a una vicenda realmente accaduta: quella del piccolo Alfie Evans, bambino inglese affetto da una grave malattia neurodegenerativa.
Mi dedico alla scrittura da molti anni e per molti anni ho provato invano a sottoporre le mie storie agli editori senza trovare riscontri positivi.
A marzo 2018 un attento editor mi fece notare che le mie trame erano molto confuse e mi propose di partire da un evento reale per costruire una storia.
Ero diventata mamma da un mese, mio marito era lontano per lavoro, e trascorrevo molto tempo in casa a prendermi cura della mia bambina: spesso la TV era accesa.
In quei mesi i notiziari hanno riportato la vicenda di Alfie Evans, un bambino inglese affetto da una grave malattia neurodegenerativa.
La storia mi ha appassionata, emozionata, colpita: poi i riflettori si sono spenti, ma quella vicenda mi è rimasta in testa per mesi, finché ho iniziato a scaricare decine di articoli, sentenze, documenti in lingua inglese, e a entrare in una dimensione narrativa. A partire da quella vicenda è nato, dunque, Per tutti i giorni della tua vita.
Gli intenti del romanzo sono molteplici: dare tridimensionalità al racconto della cronaca, indagando le emozioni e i vissuti dei personaggi, introducendo figure che i notiziari non hanno mai raccontato, e molti altri elementi di fantasia.
Ho voluto narrare la vicenda a due voci, perché il fatto di cronaca fosse guardato da diverse angolazioni, nella speranza che questo sia uno stimolo a interrogarsi su temi molto importanti e complessi come l’eutanasia pediatrica.
Pur prendendo ispirazione da quell’evento, la vicenda è stata romanzata e contaminata dal filtro della mia scrittura: non ha quindi alcuna pretesa di verità.
«Quando si tratta di tuo figlio, puoi fare solo la scelta giusta. Un romanzo che affonda nel cuore ma anche nello stomaco e ti obbliga a guardarti dentro.
Intenso e scomodo trabocca di vita vera.»
Laureata in Scienze Linguistiche per le Relazioni Internazionali con un’attenzione particolare allo studio del cinese mandarino. Ha vissuto a Milano, Pechino e Shanghai, e si è infine stabilita sul Lago di Como.
Si è classificata ai primi posti in diversi concorsi di narrativa tra cui il Premio Chiara Giovani.
È mamma di due bambine e dalla maternità è nata l’ispirazione per questo primo romanzo.